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COMUNITÀ PASTORALE

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La comunità pastorale è formata da 3 diaconi:

Dalla Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis n. 74-79 La tappa pastorale (o di sintesi vocazionale) è compresa nel periodo tra il soggiorno in Seminario e la successiva ordinazione presbiterale, passando ovviamente attraverso il conferimento del diaconato. La finalità di questa tappa è duplice: da una parte, si tratta di essere inseriti nella vita pastorale, con una graduale assunzione di responsabilità, in spirito di servizio; dall’altra di adoperarsi per una adeguata preparazione, ricevendo uno specifico accompagnamento in vista del presbiterato. In questa tappa il candidato è invitato a dichiarare in modo libero, cosciente e definitivo la propria volontà di essere presbitero, dopo aver ricevuto l’ordinazione diaconale. Nelle Chiese particolari, al riguardo, esiste una grande varietà di esperienze, e spetta alle Conferenze Episcopali determinare i percorsi formativi finalizzati all’ordinazione diaconale e presbiterale. Solitamente, questa tappa si realizza al di fuori dell’edificio del Seminario, almeno per una parte consistente di tempo. Questo periodo, che di norma si vive nel servizio a una comunità, può incidere significativamente sulla personalità del candidato. Si raccomanda, pertanto, che il parroco, o altro responsabile della realtà pastorale che accoglie il seminarista, siano coscienti del compito formativo di cui sono investiti e lo accompagnino nel suo graduale inserimento. L’Ordinario, di comune intesa col Rettore del Seminario dove il seminarista si è formato, tenendo conto delle esigenze del presbiterio e delle opportunità formative offerte, assegna a ogni seminarista una comunità, ove prestare il proprio servizio pastorale. La durata di questa tappa formativa è variabile e dipende dall’effettiva maturità e dall’idoneità del candidato. Tuttavia, è necessario rispettare almeno i tempi canonici stabiliti tra la ricezione del diaconato e quella del presbiterato. A conclusione del ciclo formativo del Seminario, i formatori devono aiutare il candidato ad accettare con docilità la decisione che il Vescovo pronuncia a suo riguardo. Coloro che ricevono l’Ordine Sacro hanno bisogno di una conveniente preparazione, specialmente di carattere spirituale. Lo spirito orante, fondato sulla relazione con la persona di Gesù, e l’incontro con figure sacerdotali esemplari accompagnino la meditazione assidua dei riti dell’ordinazione, che, nelle orazioni e nei gesti liturgici, sintetizzano ed esprimono il profondo significato del sacramento dell’Ordine nella Chiesa. Un intenso periodo di preparazione dovrebbe essere vissuto anche dalla famiglia dell’ordinando e dall’intera comunità parrocchiale. Conviene, però, che si distingua chiaramente il percorso specifico in preparazione al diaconato da quello in vista del presbiterato, trattandosi di due momenti ben diversi. Pertanto, qualora gravi ragioni non inducano a provvedere diversamente, sarà opportuno non unire nella medesima celebrazione ordinazioni diaconali (transeunti o permanenti) e presbiterali, al fine di poter assegnare a ogni momento la debita e peculiare attenzione e di facilitarne la comprensione da parte dei fedeli. Dall’ordinazione presbiterale il processo formativo prosegue all’interno della famiglia del presbiterio. È competenza propria del Vescovo, coadiuvato dai collaboratori, introdurre i presbiteri nelle dinamiche proprie della formazione permanente.

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AVITABILE don Pasquale
Arcidiocesi di Amalfi-Cava

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CASTALDI don Francesco Paolo
Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno

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D'AMATO don Emmanuel
Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno

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